IL PATRONO
"San Giorgio Martire"
Se di S. Giorgio possedessimo solo gli Atti del martirio e più esattamente la sua Passione (considerata
apocrifa già dal Decreto Gelasiano del secolo VI), potremmo perfino dubitare della sua esistenza storica.
Tuttavia non si può cancellare con un tratto di penna una tradizione così universale: la Chiesa d'Oriente
lo chiama "il grande martire" (mègalo-martire) e ogni calendario cristiano l'ha incluso nell'elenco dei santi.
S. Giorgio, oltre ad avere dato il nome a città e a paesi, è stato proclamato patrono di città come Genova,
di intere regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania e dell'Inghilterra, con la solenne conferma, per
quest'ultima, di papa Benedetto XIV.
Questo culto straordinario ha origini molto antiche giacchè il suo sepolcro a Lidda, in Palestina, dove il
martire venne decapitato all'inizio del IV secolo, era mèta di pellegrini già all'epoca delle crociate,
quando il sultano Saladino vi fece abbattere la chiesa eretta in suo onore. L'immagine, a tutti nota, del
coraggioso cavaliere che lotta contro il drago, diffusasi verso la fine del medioevo, trae origine dalla
leggenda creatasi attorno a questo martire e riferita in vari modi dalle molte Passioni. Narra tale leggenda
che un orribile drago uscisse di tanto in tanto dal fondo di un lago e si appressasse alle mura della città
recandovi la morte col suo pestifero alito. Per tenere lontano tanto flagello, le popolazioni del luogo
offrivano al mostro giovani vittime, estratte a sorte. Un giorno toccò alla figlia del re offrirsi in pasto
al drago. Il monarca, che nulla potè fare per evitare questa orribile sorte alla tenera figliola,
l'accompagnò in lacrime alle rive del lago. La principessa pareva
irrimediabilmente votata all'atroce fine, quando in suo aiuto accorse un coraggioso cavaliere proveniente
dalla Cappadocia, Giorgio appunto. Il prode guerriero sguainò la sua spada e ridusse il terrificante drago
come un mite agnellino, che la giovanetta portò al guinzaglio dentro le mura della città, ormai inoffensivo,
tra lo stupore di tutti gli abitanti che si serravano in casa spaventati. Il misterioso cavaliere li rassicurò,
gridando loro di essere venuto a vincere il drago in nome di Cristo, perchè si convertissero e fossero
battezzati. Anche la gloriosa fine di questo martire ha lo stesso sapore di leggenda. Condannato a morte per
aver rinnegato gli dèi dell'impero, i carnefici sperimentarono sul suo corpo i più atroci tormenti. Pareva
fatto di ferro. Di fronte al suo invitto coraggio e alla sua fede si convertì la stessa moglie
dell'imperatore. Molti cristiani, pavidi di fronte alle minacce dei carnefici, trovarono la forza di rendere
testimonianza a Cristo con l'estremo olocausto della loro vita. Infine anche S. Giorgio piegò la testa sulla
colonna e una spada tagliente pose fine alla sua ancor giovane vita.
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